10 giugno 2016

LA MESSE È MOLTA…..

Nelle foto: chiacchiere in attesa del rosario.
“Ma gli operai sono pochi”…. A Varana questa frase di Gesú non è solo una metafora. I contadini stanno raccogliendo i fieni e i campi di grano maturano e ondeggiano al sole sulle colline. La “messe” è molta. Non mancano nemmeno gli operai. È il tempo variabile, invece, a creare difficoltá. Il fieno stenta a seccare. Viene un pó di sole, poi giú pioggia! Stamattina, addirittura, ci siamo svegliati con una giornata grigia, di nebbia da fine autunno. Che sofferenza per gli agricoltori! Perché quí la principale fonte di ricchezza è il latte, che produce il prezioso parmigiano-reggiano. “La gente suda col foraggio - sognando giá il formaggio!” Signore, abbi pietá dei contadini! (Osiamo spesso, nelle preghiere, indicare a Dio cosa deve fare, ma ci comportiamo come bambini capricciosi e mai contenti. Appena arriva il sole cominciamo a sbuffare e lamentarci perché fa troppo caldo).
Nonostante tutto, e malgrado io sia molto dispiaciuto per le difficoltá dei lavoratori agricoli che sono la categoria che piú meriterebbe sostegno perché forniscono i beni essenziali alla vita e ne sono mal ripagati… è arrivato quel tanto di calore e di belle giornate che basta per vivere di piú all´aria aperta e fare belle camminate. L´estate porta piú luce, e la luce é gioia pura! Si sta meglio e le giornate sono piú lunghe. Noi in maggio abbiamo fatto i rosari presso le colonnine sparse per le borgate di campagna. Alla gente sono piaciute, nonostante qualche serata morsa da venti gelidi. Ora continuiamo con la Messa nelle borgate. È ispirata agli inviti del papa: “Chiesa, in uscita”, poiché la celebriamo nei luoghi dove la gente abita e vive la vita quotidiana. È anche un “Avvicinamento al Vangelo”, poiché si cerca di suscitare la condivisione della Parola di Dio. Leggiamo il brano di Vangelo due volte. La prima volta lo legge il celebrante, secondo le regole liturgiche. La seconda, lo rilegge molto lentamente uno dei partecipanti. Poi si fa silenzio, per meditare o condividere ció che la lettura ha detto a ciascuno per la sua vita o nostra vita di oggi. Manifestandosi e ascoltandosi, ci si evangelizza vicenda. Ci educhiamo ad essere davvero comunitá. Cosí siamo un poco anche Chiesa missionaria. Infatti questo modo di celebrare è lo stesso che facevamo giá da decine di anni nelle campagne e periferie del centro del Brasile, con la Santa Messa nelle famiglie.
Per me è curioso osservare come, a partire dall´esortazione di Papa Francesco “Gioia del Vangelo” e dalla recente enciclica “Gioia dell´amore” (sul tema della famiglia), alcune riflessioni e proposte che in passato suonavano quasi come eresie agli orecchi di molti, oggi stiano diventando di uso comune. Mi sono sorpreso, alla Tre Giorni della Pastorale Diocesana, di quanto i Dottori diocesani abbiamo imparato in fretta e bene la lezione del papa. In alcuni passaggi hanno trovato perfino frasi ed espressioni piú chiare e sintetiche delle sue. Ho sentito: “Privilegiare la persona, non la legge”. “Se partiamo dalla legge, condanniamo all´esclusione e paralizziamo tutti quelli che non sono arrivati alla perfezione nel compimento della legge”. “Il papa ci consegna l´impegno di costruire percorsi concreti per il cammino delle famiglie”. “Non sei sbagliato, e non sei giusto: ma puoi camminare…” “Una pastorale per aiutare le famiglie ad essere protagoniste e felici”. “L´evangelizzazione é un lavoro artigianale!” Mi piace…. Noi anziani siamo abbastanza fuori posto in questo mondo moderno sempre piú tecnologico, che non riusciamo a comprendere. (Vale per me: forse c´è anche chi comprende benissimo!) Tempo di gente sofisticata, che rivendica “diritti” che io ho sempre pensato fossero “disgrazie”. E al servizio di comunitá di cattolici che, complessivamente, non sentono nessuna attrazione per la conoscenza della Bibbia. Quando anche ne avessero voglia, sono talmente occupati a guadagnarsi i soldini per vivere, che non hanno tempo! Viviamo un pó tutti sempre di fretta, mentre per approfondire il nostro rapporto con Dio occorre tempo, silenzio e molto studio e condivisione. Sará un lavoro molto lento e occorrerá pazienza per cavarci qualcosa. Eppure io ci credo. Se si vuole camminare, bisogna farlo partendo da ció che siamo. Poi la vita è piena di sorprese. L´arcivescovo è un uomo di Dio, e ha molta fede. Ha nominato di brutto dei vicari foranei anziani con un passato da contestatori. La cosa che fa piú meraviglia è che loro abbiano accettato! A volte, il tempo avvicina anche gli estremi.
E intanto aspettiamo la festa di San Giovanni Battista, una tradizione che hanno conservato anche senza il prete. La fiera, e due serate di stand gastonomici e ballo. Esattamente come fanno in Brasile. Stanno insieme allegramente, credo che si diverta anche il profeta Giovanni, nonostante fosse un uomo austero. Io ci ho aggiunto una celebrazione di rinnovamento delle promesse battesimali, credo che non stonerá.

29 maggio 2016

FESTE PAESANE

Per rendere questo post piú vivace useró le foto della campagna nei dintorni, molto bello. A fine primavera ci sono ancora rose canine in fiore, i fieni sono stati falciati e il grano comincia a imbiondire.
Il mio problema per fare questo blog, è che non riesco ad avere fotografie disponibili. Per esempio sabato scorso, ultimo sabato di maggio, a Varana abbiamo festeggiato solennemente la Madonna delle Grazie, a cui è dedicata la nostra chiesa-santuario. Secondo me è stata una cosa dell´altro mondo. Immaginate una cittadina di 400 abitanti in massima parte contadini e operai, in mezzo alle montagne, che riunisce circa 200 persone in una chiesa per la messa solenne. In un giorno feriale, con le scuole e le fabbriche aperte. Nella stagione dei fieni, in una giornata di sole in cui i contadini non possono certo tralasciare i lavori dei campi! E queste 200 persone finanziano una bellissima banda locale, quella di Riccó, che accompagna una processione. Accompagnano l´immagine della Madonna da un capo all´altro del paese. Cosa c´è di piú bello di una banda che attraversa il paese suonando inni di due secoli fa? Una signora commenta: “La banda è gioia pura, si spande tra questi monti, illumina il vialone ed entra nelle case”.
Don Federico Pigoni, rettore del Seminario di Modena, ha presieduto la Santa Messa. Quasi nessuno, qui, lo conosceva, ed ora tutti sono entusiasti di lui. Ha trasmesso la passione per l´Eucaristia, marcando ogni parola delle preghiere con la sua voce forte, chiara e gioiosa. Ha rivelato con chiarezza, in dialogo coi bambini e con la gente, lo spírito della esortazione Gioia del Vangelo (Evangelii gaudium) del papa Francesco, e gli orientamenti pastorali dell´arcivescovo Erio per una Chiesa missionaria e “in uscita”. Poi abbiamo pranzato all´aperto tutti insieme, in lunghe tavolate. Come ho detto, io non ho fatto fotografie. Ero impegnato in confessionale e poi ad aiutare nella celebrazione. La stessa cosa è accaduta ieri, domenica, festa del Corpus Domini. Nella S. Messa abbiamo inserito la presentazione dei catechisti e dei ragazzi, celebrando la conclusione dell´anno catechistico. C´erano tutti, con le loro famiglie. La Santa Messa, ci hanno detto le letture, non è uno spettacolo da guardare e ascoltare, ma un “memoriale” da cui lasciarsi coinvolgere e da vivere.
In questi paesi di mezza montagna la poca gente rimasta cerca di conservare il meglio delle tradizioni. Familiari, parenti e amici che sono andati ad abitare altrove tornano, perché quel passato è una radice della loro vita. Gioiscono nel ritrovarlo. Altri passanti casuali si fermano ad ammirare. Siamo una eccezione all´economia di mercato che ha livellato ogni cosa. Non è che si voglia ritornare al passato! Lo sanno tutti che non è possibile. Ma si vuole rivivere quello spirito del passato che ha aiutato a sopportare tante sofferenze e vincere. Si sa che il futuro prossimo non promette bene, ed è meglio aiutare i giovani a trovare qualcosa che li aiuti ad affrontare il male e costruire un futuro migliore.
Alla tivú vediamo lo scempio della dignitá umana: barconi di migranti che si rovesciano nel mare, bimbi che sbarcano e non trovano piú in genitori, sperduti nel mediterraneo. Persone sfracellate dalle bombe dei terroristi. Sono i poveri cristi che continuano a versare il sangue, a perdere la vita. Quí invece, nelle sparute comunitá di borgata,si apprezza un pizzico di gratuitá e di condivisione. Le piccole cose della vita: il gusto di incontrarsi, parlarsi, perdere tempo e mangiare insieme. E questo è probabilmente lo spirito col quale ci si puó avvalere e sviluppare la comprensione del grande dono di Gesú: tutta la sua vita donata a noi, che riviviamo nel segno dell´Eucaristia. Dove le persone si riuniscono in suo nome, Gesú si fa presente, e fa nascere pensieri e gesti di condivisione e solidarietá anche verso i fratelli naufragati nella sofferenza.

17 maggio 2016

MESE DI MAGGIO

Noi abbiamo osato celebrare il mese di maggio con il rosario all´aperto, nelle borgate. Si prega davanti alle colonnine (maestá), sparse nel paese e nei caseggiati di campagna. Fin´ora ci é andata bene: abbiamo preso qualche serata freddina e alcune gocce di pioggia, ma sempre sopportabili. Una sera abbiamo sfiorato l´acquazzone.
Ci sono due posti fissi, con il rosario tutte le sere. Il primo, dove si riunisce ogni sera uno sparuto gruppo, é la maestá ai limiti del paese sulla provinciale che da Sassuolo conduce a San Pellegrinetto e poi a Serra. É una colonnina interessante, perché fu fatta a ricordo delle Sante Missioni del 1954, nel centenario delle apparizioni di Lourdes, e nello stesso tempo nel centenario anche del colera che infestó la regione dal 1853 al 55. Lo ricorda una lapide posta sotto l´immagine della Madonna Immacolata. L´altro posto fisso é nella borgata di Sassi di Varana, accanto all´antica chiesa parrocchiale, dove recentemente un artista ha dipinto immagini dei misteri gaudiosi. Le immagini sono inserite dentro a nicchie incavate nel muro di cinta della Chiesa. A pochi metri di distanza c´é il monastero ristrutturato ove abitano le suore, che vi organizzano l´accoglienza di gruppi di scout o di ritiri spirituali di adulti. In quel luogo il rosario, diretto dalle sorelle di Maria (sorelle in senso ampio) é alle 17.30.
Ogni martedí sera, alle ore 20, la preghiera é organizzata a turno in altre borgate, sempre vicino a maestá o piccolissime cappelle. A richiesta abbiamo aggiunto anche due lunedí. In queste occasioni di solito si riunisce una folla un pó piú numerosa. Va sottolineato che a Varana la devozione alla Madonna ha una tradizione molto forte, tant´é vero che la chiesa parrocchiale é santuario della Madonna della Ghiara, miracolosa, quí chiamata Madonna delle Grazie di Varana. All´interno della chiesa c´é un dipinto di autore ignoto che un tempo si trovava a Varana Sassi, e la tradizione vuole che si sia trasferito da solo sul tronco di un albero per designare la volontá della Madre di Gesú che la chiesa fosse costruita dove si trova ora. Potete constatare nelle fotografie! La prima non é l´immagine originale, quella antica da cui é nata la devozione popolare, che é fissa nella parte centrale dell´abside. É invece un quadro grande dipinto di recente da un´artista, allo scopo di portarla in processione il giorno della festa. Viene esposta in chiesa durante il mese di maggio, e durante l´anno rimane nascosta dietro l´altare maggiore.
La festivitá solenne accade l´ultimo sabato di maggio, cioé il prossimo 28. Ore 9.15 confessioni, ore 10 santa messa seguita da processione con la banda (quest´anno sará quella di Riccó; lo scorso anno fu quella di Montese). Poi ci sará un pranzo comune offerto dal Circolo Sacro Cuore, sotto i teloni se sará bello, o dentro alla sede del circolo se pioverá. Il pranzo é aperto a tutti gli iscritti.

16 maggio 2016

LA PENTECOSTE

La domenica 8 maggio abbiamo realizzato una gita-pellegrinaggio ad Assisi. Un poco nello spirito del Giubileo della misericordia, e un poco nell´intento di passare una giornata insieme, allegramente, rafforzando lo spirito di comunitá. Due pulman, 110 persone circa. Una gita rapida, ma assai felice. Santa Messa alla Porziuncola, poi pranzo tutti insieme nel parcheggio dei pulman. Non ci sono parole per definire l´alta qualitá dell´organizzazione. Hanno portato con sé tutto: tavoli, sedie, colazione completa con torte fatte in casa, pranzo da signori con antisecondo, torte fatte in casa, vino e altre bevande, eccetera. Mai visto niente di simile.
Dopo il pranzo, visita guidata da un frate che ha trasmesso una riflessione sulla vita e la testimonianza di San Francesco e cenni sui piú importanti luoghi francescani. Visita alla Basilica (superiore e inferiore) di San Francesco e alla chiesa di Santa Chiara. Poi ritorno, con sosta per la cena.
Ieri domenica di Pentecoste. Ancora oggi lo Spirito Santo ci scuote e accende molti cuori come avvenne con gli Apostoli. In modo diverso. Oggi sono il papa Francesco e gli Arcivescovi di Modena e Bologna, che ci chiamano a riavvicinarci al Vangelo e ripartire per la missione. L´esortazione "Gioia del Vangelo". Il mondo alza muri e sembra sprofondare negli orrori della violenza. É il momento di sucoterci e annunciare il Regno di Dio. Arcivescovo di Modena: "Essere presenti tra la gente con gioia. Pregare insieme. Ascoltare insieme la Parola di Dio. Incontri conviviali. Corresponsabilitá dei laici. Sentirsi Chiesa". Arcivescovo di Bologna: "Non lasciarci chiudere in recinti protetti. Tutta la Chiesa deve essere missionaria. Chiesa in uscita. Testimoni, non custodi di un museo".
Ancora l´Arcivescovo di Bologna:"Ci scontriamo con stanchezze. Molti si identificano con papa Francesco, ma senza entusiasmo. Molte paure. Non possiamo accettare lo slogan: "Prima noi, poi gli altri". La missione non é uno slogan né un ornamento. No a "abbiamo sempre fatto cosí!" Dobbiamo darci una mossa e rimetterci in gioco. Interventi: "Per cambiare bisogna recuperare la libertá di spirito". "Preghiera e vita in comunitá".

13 maggio 2016

DIARIO DA VARANA

Questo era il mio post dal Brasile. Lo scorso anno, 2015, ho chiuso le pubblicazioni a febbraio. Poi un anno difficile, di incertezze: la sorella ammalata gravemente, il trasferimento in Italia, la scomparsa dell´Arcivescovo Mons. Lanfranchi, l´inserimento nella pastorale diocesana e, a novembre, nella parrocchia di Varana e Pescarola.
Ora i miei pochi lettori piú o meno casuali (in questi giorni ancora 6 persone avevano aperto questa pagina) potranno ritrovare quí i miei commenti sulla vita alla luce del Vangelo in un nuovo contesto. Mi propongo che siano brevi, e che esprimano la gioia del Vangelo. Per questo ho cambiato il titolo generale. Il nome di Bartimeo, che fa parte del link (bartimeo3.blogspot.com) é ancora valido, perché raffigura bene tutti noi, ciechi sempre bisognosi di chiedere a Gesú che apra i nostri occhi alla sua luce per illuminare le tenebre nelle quali camminiamo sempre e da sempre.
Abito a Varana, che é un luogo bello. Nel mondo ci sono tanti luoghi bellissimi, e questo non é da meno. Di qui passano tante persone, amici, e la parrocchia é molto piccolo (al contrario di quelle in cui sono stato in Brasile). Perció c´é tempo anche per incontrare le persone e fermarsi a chiacchierare. C´é un bar-pizzeria semplice, in stile di campagna, ma economico e con una pizza molto buona. La comunitá vivace, accogliente e simpatica. Venite pure. Un abbraccio.
Certo che oggi, vigilia della Pentecoste, anche quí a Varana bisogna riflettere su come accogliamo lo Spirito Santo e quale sia la nostra reazione al suo "fuoco" e al suo "vento impetuoso". Lo vedo nella forza spirituale di tanti anziani e malati che, nonostante tutto, sentono la sua presenza e si mettono nelle mani del Padre come offerta in comunione con Cristo. In un gruppetto di adulti e giovani che si costruiscono e si donano per essere utili alla loro comunitá! In loro é presente la gioia del Vangelo. Molti percepiscono il papa Francesco come "fuoco" e "vento" dello Spirito. Leggo e ascolto gli orientamenti degli arcivescovi di Bologna e Modena che tentano di far giungere questo impulso fino alle nostre comunitá!

21 febbraio 2015

LA CRISI E LE GUERRE

A Modena la quaresima è iniziata con la morte dell´arcivescovo Antonio. Parola di Dio. Il mistero pasquale comincia lí: morte e resurrezione a nuova vita. Il Vangelo della prima domenica di quaresima di quest´anno è un brano di Marco che riassume, in poche frasi, i punti chiave della vita di Gesú. Sorprendentemente sono anche i punti chiave della nostra storia: personale, della Chiesa, della societá stessa. Ed io riassumo a ruota libera la riflessione di Pagola.
Gesú, spinto dallo Spirito, va nel deserto, dove affronterá molte prove. Non è una sua iniziativa: accetta di andarci per obbedienza allo Spirito. Anche noi ci troviamo spesso in situazioni difficili, di sofferenza e di pericolo: siamo noi che le cerchiamo o è lo Spirito che ci spinge ad affrontarle? È la Chiesa che ha scelto di perdere gran parte del suo potere nei paesi in cui era padrona del campo, o è per iniziativa di Dio che è stata spogliata, contro voglia, da tante ricchezze, privilegi, tesori di arte e cultura, per ridursi a seguire piú alla lettera la strada stessa del Vangelo? Dobbiamo piangerci addosso o ringraziare Dio di farci aprire gli occhi, in queste situazioni di persecuzione e rifiuto di tanti, a ció che è essenziale e che spesso dimenticavamo? “Cercate il Regno di Dio e la sua giustizia, e il resto vi sará dato in sovrappiú”.
La seconda chiave è che nel deserto Gesú viveva tra animali selvaggi, violenti: non sono la metafora della malvagitá che ci assedia? Delle forze del male che ci minacciano? Ma anche delle persone che cercano di sviarci dal cammino del Regno per cercare la ricchezza, il potere, la carriera, il successo per noi o per la nostra stessa Chiesa? E gli angeli lo servivano. Gli angeli non sono il simbolo del bene, della bontá e dell´amore che sopravvive e opera anche nei momenti piú difficili della vita e della storia, rendendo possibile la nostra resistenza e mantenendo viva in noi la gioia di vivere? Non dobbiamo disperarci nemmeno di fronte alla crisi, alle guerre in corso o che sembrano imminenti. Chiediamo al Signore la forza e non sottovalutiamo mai gli angeli da cui siamo circondati e aiutati.
La terza chiave è che Gesú, dopo quel periodo nel deserto, si fa discepolo di Giovanni Battista che annunciava il Regno di Dio nella regione del Giordano. Marco, riassumendo sbrigativamente, non racconta il battesimo di Gesú ma fa supporre che abbia passato un periodo col Battista, perché scrive che andó in Galilea dopo che Giovanni Battista fu arrestato. Gesú non ha evitato ció che fa parte della nostra condizione umana: abbiamo bisogno di riflessione e di ascoltare dei buoni maestri per fare bene le nostre scelte. In Galilea Gesú cominció a predicare il Regno di Dio. Le prime parole del suo annuncio sono quasi le stesse che Giovanni Battista predicava: segno evidente che Gesú aveva creduto e aderito all´annuncio del suo precursore. Eccetto in un punto: Gesú non minaccia di separare il grano dalla pula e bruciarla, o di abbattere con la scure le piante che non danno buon frutto. Dice solo: “Il tempo è giá compiuto e il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete alla Buona Notizia”. E comincia a curare malati, liberare indemoniati, e insegnare un nuovo modo di vivere. È un programma anche per la nostra quaresima.
Giá che mi ritrovo in mezzo alla confusione e alle sorprese continue di un cambiamento, sono costretto a riflettere sui fondamenti della fede. Sono venuto a fare tre giorni di ritiro sulla traccia del vangelo di Giovanni. Questo Vangelo è diverso dagli altri. Ce lo presenta il francese Pe. Francisco Rubeaux, Provinciale degli Oblati di Maria Immacolata in Brasile. Egli fa questo paragone: i tre vangeli sinottici sono come fotografie di Gesú, invece quello di Giovanni ci offre una radiografia che ci fa entrare nello spirito di Gesú. È Gesú osservato nella luce dello Spirito Santo. La comunitá che lo scrisse viveva in condizioni di estrema difficoltá: espulsi dalle sinagoghe dai rabbini, ingiuriati, perseguitati dalla gente dell´impero romano e a volte perfino uccisi in nome di Dio perché considerati atei che attiravano l´ira degli déi sul popolo romano. Molti abbandonavano la fede per paura. In quel clima la comunitá cercava forza in Gesú per non lasciarsi sviare. Non è difficile trovare un parallelo tra quella situazione e la nostra di oggi. Noi viviamo in un mondo cristiano di nome, ma il suo spirito è pagano. Nella mia parrocchia molti vivono onestamente e profondamente cercando di seguire Gesú e sono assetati di conoscerlo meglio, ma non è che una piccola parte. Complessivamente viviamo nello spirito del mondo, come direbbe Giovanni. Ci accontentiamo delle apparenze e facciamo propaganda competitiva per avere il numero maggiore di fedeli come fanno i commercianti per attirare ai loro negozi o supermercati. Noi non saremo segno di Dio e del suo Regno se continueremo cosí. Gesú voleva mettere nel mondo gente con uno spirito nuovo, un nuovo senso della vita, allo scopo di umanizzare le relazioni. È un percorso di conversione. È prevedibile che si debbano affrontare conflitti, persecuzioni e umiliazioni, come è accaduto a Gesú.

14 febbraio 2015

LEBBROSI

Le foto sono del carnevale dei bambini dell´asilo São Francisco.
Vi pubblico un commento al Vangelo di domani (Marco, 1, 40-45), perché mi sembra particolarmente importante per indicare la strada di Gesú. La cura del lebbroso di solito viene sistematicamente trasformata in una metafora e spiritualizzata: andiamo in Chiesa, da Gesú, a implorare che curi le lebbre della nostra anima!" Va bene anche questo. Ma Gesú non ha curato solo la lebbra. Ha mostrato che non gli piace che si usino il nome di Dio e le norme religiose per emarginare e condannare le persone all´isolamento e bandirle dall´amicizia, dalla solidarietá, dalla societá e dalla Chiesa. Questo commento di Pagola mi fa venire in mente cos´era la lebbra ancora quando eravamo bambini noi, e guardavamo il film di Molokay. I lebbrosi erano considerati uno schifo e chiusi nei lebbrosari. C´é voluto l´eroismo di missionari belgi e di medici (Hansen, Raul Faullerau),per sfatare il pregiudizio e scoprire le cure. Oggi non si parla piú di lebbra ma di Hanseniasi, e i lebbrosari sono stati aboliti. Le cure si fanno a domicilio, senza isolamento. Magari si facesse cosí anche per le altre "lebbre" sociali per cui la gente viene esclusa, rifiutata, guardata con disprezzo.
"Inaspettatamente un lebbroso si avvicina a Gesú, Secondo la legge non poteva entrare in contatto con nessuno. È un impuro ed ha l´obbligo di vivere in isolamento. Tantomeno puó entrare nel tempio. Come potrebbe, Dio, accogliere un essere cosí ripugnante alla sua presenza? Il suo destino è una vita da escluso. Questo è ció che la Legge stabilisce. Ció nonostante, questo lebbroso disperato osa sfidare ogni norma. Sa di fare una cosa illegale. Per questo si mette in ginocchio. Non corre il rischio di parlare con Gesú faccia a faccia. Da quella posizione fa questa supplica: “Se tu vuoi, puoi ripulirmi”. Sa che Gesú ha il potere di curare, ma lo vorrá fare? Avrá il coraggio di toglierlo dall´esclusione a cui è condannato in nome di Dio?
È sorprendente l´emozione che la prossimitá del lebbroso provoca in Gesú. Non si scosta e non si inorridisce. Di fronte alla situazione di quel pover´uomo, “si commuove fino alle viscere”. La tenerezza lo scuote fino a traboccare. Come potrebbe non curarlo lui, che vive mosso soltanto dalla compassione di Dio verso i suoi figli piú indifesi e disprezzati? Senza esitare, stende la mano verso quell´uomo e tocca la sua pelle disprezzata dai puri. Sa che è proibito dalla legge e che, con quel gesto, dimostra di confermare la trasgressione giá iniziata dal lebbroso. Solo la compassione lo spinge: “Lo voglio, che tu sia curato!” Questo é ció che vuole Dio incarnato in Gesú: ripulire il mondo dalle esclusioni che vanno contro la sua pietá di Padre. Non é Dio che esclude, ma le nostre istituzioni. Non è Dio che emargina, ma siamo noi. D´ora in poi tutti devono sapere con chiarezza che non si deve escludere nessuno in nome di Gesú.
Seguire Gesú significa non provare orrore verso nessun impuro o impura. Non negare la nostra accoglienza a nessun escluso. Per Gesú, la persona che soffre è piú importante della norma. Mettere sempre davanti la norma è il modo migliore per perdere la sensibilitá di Gesú verso i disprezzati e rifiutati. La forma migliore per vivere senza pietá. In pochi luoghi é riconoscibile lo Spirito di Gesú piú che in quelle persone che offrono sostegno e amicizia gratuita a prostitute senza difesa, o accompagnano ammalati di aids dimenticati da tutti, che difendono omosessuali che non possono vivere degnamente la loro condizione... Persone simili ci ricordano che nel cuore di Dio c´è posto per tutti.
José Antonio Pagola - Tiempo Ordinario - B - (Marcos 1,40-45) - 15 de febrero 2015